Salute e Benessere

Covid-19 e festività: l'intervista alla psicologa

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Covid-19 e festività: l'intervista alla psicologa

La socialità ai tempi del Covid, cosa sta cambiando? Intervista alla Psicologa Rita Spedicati

In questo periodo sentiamo parlare costantemente di salute: di come prevenire il contagio, buone norme di igiene da tenere sempre a mente, ma che si può dire ormai facciano parte della vita di tutti i giorni.

Sarebbe anche giusto sentire affrontare argomenti come la salute psicologica, senza timore.

La pandemia è entrata nelle nostre azioni quotidiane prepotentemente, stravolgendo la vita lavorativa e sociale con un’immediatezza unica. Il Covid ci ha portato a reinventare quelle che erano le modalità a cui eravamo abituati, ci ha fatto riflettere sulle azioni quotidiane e riscoprire il peso delle relazioni che si davano per scontate. Com’è cambiata la socialità? Ci chiediamo, che ripercussioni avrà la pandemia sul nostro futuro?

Molte persone, inoltre, hanno maturato una vera e propria ansia da Covid, che si accentua ancora di più durante il periodo delle festività.

Abbiamo voluto sentire cosa ne pensa la Dottoressa Rita Spedicati, psicologa esperta in Neuropsicologia dello Sviluppo.

Qual è stato, secondo la tua esperienza clinica, l’impatto psicologico del lockdown in questa seconda ondata sulla popolazione? Cos’è cambiato?

“Sicuramente rispetto alla prima ondata, ora ci sono misure meno drastiche sulla libertà di muoversi e ciò provoca non poche ripercussioni dal punto di vista psicologico. Sembra paradossale, ma è proprio così. Siamo chiamati a valutare secondo il nostro buonsenso la fattibilità delle azioni più banali, come quella di fare la spesa con il partner in questo o quel supermercato o di incontrare un amico con la “scusa” di una passeggiata.

Chiaramente le nostre valutazioni possono essere molto diverse tra loro: c’è chi cerca la scappatoia, chi rischia la contravvenzione, chi si rinchiude in casa, chi semplicemente infrange le regole. Da un lato il bisogno di socialità e condivisione e dall’altro l’adesione alle norme, ossia l’aspetto morale. Due cardini della natura psicologica umana. Dal punto di vista emotivo le reazioni sono le più disparate: ansia, paura, senso di colpa, depressione, rabbia. Ovviamente queste emozioni trovano terreno più o meno fertile in persone con determinate predisposizioni, date dal loro assetto di personalità.”

Il Natale è ormai alle porte, ma quest’anno sarà diverso, molte famiglie sceglieranno di trascorrere le feste in un nucleo più ristretto. Come potrebbero reagire i bambini al cambio della routine festiva? E cosa possono fare i genitori?

“L’età evolutiva mi è molto a cuore, mi occupo principalmente di bambini con disturbi del neuro sviluppo, in particolare dell’apprendimento. I bambini molto spesso vengono erroneamente percepiti come incapaci di comprendere “le questioni da grandi” e tenuti all’oscuro di tutti quei perché in grado di dare un significato a ciò che gli accade intorno. Ciò causa reazioni spesso negative.

È necessario trasmettere messaggi chiari e semplici in grado di dare un significato alla situazione che stiamo vivendo. Non solo, è fondamentale accogliere e dare un nome alle emozioni che tutti noi proviamo: sarà la chiave per gestire al meglio questo momento con i più piccoli. È giusto essere tristi perché non potremo trascorrere le feste come abbiamo sempre fatto ed è giusto che i bambini imparino, attraverso il dialogo con mamma e papà, che la tristezza come la noia o la solitudine fa parte di noi e che come tutte le emozioni può essere compresa e gestita, facendo ricorso a numerose strategie, come svolgere piccole attività gratificanti.

Per esempio, si potrebbe decidere insieme di trascorrere le vacanze di Natale costruendo un album di ricordi da regalare ai parenti quando ci si potrà nuovamente riunire.”

Questo isolamento forzato da motivi sanitari ha colpito in modo particolare le persone anziane. In che modo possiamo far sentire meno soli i genitori e i nonni separati dai loro nipoti?

“La questione degli anziani è decisamente più delicata. Si tratta di persone che hanno molte meno risorse per fronteggiare questa situazione e che fanno delle relazioni sociali la base della loro vita. Il rischio è che possano andare incontro a depressione senile o deterioramento cognitivo.

Per questa ragione si sono attivati numerosi progetti di aiuto psicologico nei reparti ospedalieri e nelle strutture specializzate. Gli psicologi si occupano spesso di fare da tramite tra l’anziano e i suoi familiari, utilizzando strumenti tecnologici che non sarebbero altrimenti accessibili. Questo è possibile anche nel caso di anziani non ospedalizzati: i nipoti potrebbero insegnare ai loro nonni come usare tablet e smartphone e così facendo regalare loro una vera e propria finestra sul mondo esterno.

Nel caso di anziani particolarmente resistenti all’uso dei dispositivi elettronici si può optare per i classici, come il telefono e, perché no, la lettera. L’importante è comunque cercare di far sentire ai nonni la nostra presenza e soprattutto fare in modo che si sentano compresi e ascoltati.”

È risaputo che le festività possono accentuare disturbi come ansia e depressione, parliamo di quello che comunemente viene definito come holiday blues. In questo momento così delicato, ci sono delle strategie per alleviare il carico emotivo che le festività portano con sé?

“In realtà quel senso di angoscia che spesso ci accompagna durante le feste è il risultato di vari fattori. Da una parte la fine dell’anno ci porta inevitabilmente a fare dei bilanci, spesso poco realistici, in negativo. Dall’altra il senso di colpa per aver speso più denaro del dovuto, i mass media che ci ricordano chi è meno fortunato di noi, l’inattività data dalle ferie che ci porta a rimuginare su tutto ciò. Ci sono varie strategie per alleviare questo malessere.

Prima di tutto non creare aspettative troppo alte: molto spesso ci si impone che il Natale debba essere il momento più felice dell’anno, con il risultato di rimanere delusi quando qualcosa non va esattamente come avremmo voluto. L’ideale sarebbe lavorare su noi stessi, creando delle aspettative realistiche su ciò che potremo e soprattutto non potremo fare.

Secondariamente, è fondamentale ripetersi spesso che questo brutto periodo quasi certamente finirà e che per il prossimo Natale (e perché no, forse anche prima) ritorneremo alle nostre abitudini. Sarebbe utile tenersi impegnati dedicando il nostro tempo libero a noi stessi e alle piccole attività gratificanti che rimandiamo sempre per mancanza di tempo.

Probabilmente ci sembrerà che il tempo scorra più lentamente: sarà opportuno organizzare le nostre giornate in piccole routine, prestando particolare attenzione sulla qualità e quantità del sonno e sull’alimentazione, evitando le abbuffate, che possono farci sentire gonfi e spossati. È sicuramente suggerita l’attività fisica, che aiuta a mantenere alto il livello degli ormoni del buonumore, contribuendo anche con dei rimedi naturali.

Nel caso in cui ci si dovesse sentire sopraffatti, consiglio di consultare uno psicologo per un percorso di supporto.”

La quotidianità in solitaria che stiamo vivendo oggigiorno, pian piano, tornerà ad essere sicuramente più affollata e le belle emozioni torneranno ad avvolgere le nostre vite; quando questa nube svanirà, il malessere che stiamo affrontando non va però dimenticato, lascerà un solco profondo in ognuno di noi.

L’auspicio è che, tornato il sereno, riusciremo a focalizzare la nostra attenzione su ciò che è prioritario ed essenziale, cercando ogni giorno piccole cose per cui esser grati e valorizzandole.

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