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LA DENSITOMETRIA OSSEA

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LA DENSITOMETRIA OSSEA
  1. Che cos’è la densitometria ossea?
  2. Quali sono le principali tecniche utilizzate per valutare la densità minerale ossea?
  3. Quando è indicato eseguire una densitometria ossea?
  4. Come interpretare una DEXA?

 

  1. Che cos’è la densitometria ossea?

Con il termine densitometria ossea si fa riferimento ad un insieme di tecniche diagnostiche ampiamente utilizzate nella pratica clinica per misurare la densità minerale ossea (BMD), un indicatore chiave della resistenza ossea. La BMD è strettamente correlata al rischio di fratture, specialmente nelle popolazioni a rischio come gli anziani e le donne in postmenopausa. Infatti la riduzione della densità minerale ossea, insieme ad un’alterazione della qualità dell'osso, portano allo sviluppo di osteoporosi, la principale malattia metabolica dell’osso associata ad un aumentato rischio di fratture.

  1. Quali sono le principali tecniche utilizzate per valutare la densità minerale ossea? 

La densitometria ossea può essere effettuata attraverso diverse tecniche, ognuna delle quali offre vantaggi e limiti specifici a seconda dell’area da esaminare e delle necessità diagnostiche. Le principali tecniche disponibili ad oggi sono:

 

  • DEXA: la DEXA (Dual-Energy X-ray Absorptiometry) è la tecnica più comune e considerata il punto di riferimento per la misurazione della densità ossea. Utilizza due fasci di raggi X a diverse energie per calcolare la quantità di minerali presenti nelle ossa. Questo esame viene spesso eseguito su aree come la colonna vertebrale, l’anca e il polso, che sono particolarmente vulnerabili alle fratture. È un esame rapido, che espone il paziente a una dose molto bassa di radiazioni, rendendolo sicuro anche per controlli ripetuti. Tuttavia, va notato che la DEXA fornisce informazioni principalmente sulla densità dell’osso, ma non sulla sua qualità strutturale, che può anch’essa influire sulla resistenza ossea
  • QUS: un’altra tecnica utilizzata è il QUS (Quantitative Ultrasound), che impiega gli ultrasuoni per misurare la densità ossea, in particolare nel calcagno, l'osso del tallone. Questo metodo non usa radiazioni ionizzanti e per questo motivo è spesso considerato più sicuro. È anche portatile e meno costoso rispetto alla DEXA, il che lo rende una buona scelta per il screening iniziale, soprattutto in contesti dove le risorse sono limitate. Tuttavia, la QUS è meno precisa della DEXA e non è comunemente utilizzata per una diagnosi definitiva. Piuttosto, viene impiegata per individuare potenziali problemi ossei che possono richiedere ulteriori esami con tecniche più avanzate
  • QCT: la QCT (Quantitative Computed Tomography) è un’altra tecnica che utilizza la tomografia computerizzata per ottenere immagini tridimensionali delle ossa. A differenza della DEXA, che fornisce una misura bidimensionale della densità ossea, la QCT permette di distinguere tra l’osso trabecolare (più spugnoso e presente nelle estremità delle ossa lunghe) e l’osso corticale (più denso e presente nella parte centrale delle ossa lunghe). Questa tecnica offre un’analisi molto dettagliata della struttura ossea, che può essere particolarmente utile in situazioni cliniche complesse. Tuttavia, la QCT comporta un’esposizione a radiazioni più elevata e un costo superiore rispetto alla DEXA, motivo per cui viene utilizzata meno frequentemente
  • Altre tecniche: esistono anche altre tecniche, come la SXA (Single X-ray Absorptiometry), che utilizza un singolo fascio di raggi X per misurare la densità ossea, di solito nel polso o nell’avambraccio. È meno versatile rispetto alla DEXA ma può essere utile in contesti specifici. In aggiunta, tecniche come la pQCT (Peripheral Quantitative Computed Tomography) e la HR-pQCT (High-Resolution Peripheral Quantitative Computed Tomography) offrono immagini ad alta risoluzione della microarchitettura ossea, fornendo dettagli ancora più precisi sulla struttura delle ossa periferiche. Tuttavia, queste tecniche sono più costose e non così largamente disponibili.

 

La scelta della tecnica per la densitometria ossea dipende da vari fattori, tra cui l’area del corpo che si desidera esaminare, le risorse disponibili e la necessità di precisione. La DEXA rimane la tecnica più diffusa e ampiamente accettata per la diagnosi e il monitoraggio dell’osteoporosi.

 

  1. Quando è indicato eseguire una densitometria ossea?

Sono numerose le indicazioni mediche che possono portare all’esecuzione di una densitometria ossea:

  • Donne in postmenopausa: una delle indicazioni più comuni per eseguire una densitometria ossea è la menopausa. Dopo la menopausa, le donne sperimentano una significativa riduzione dei livelli di estrogeni, un ormone che svolge un ruolo chiave nel mantenimento della densità ossea: questa condizione le rende più suscettibili all'osteoporosi. Pertanto, si raccomanda di effettuare una densitometria ossea nelle donne in postmenopausa, in particolare se hanno altri fattori di rischio per l'osteoporosi
  • Età avanzata: l'età avanzata è un altro fattore di rischio importante per la perdita di densità ossea. Per questo motivo, sia gli uomini che le donne di età superiore ai 65 anni sono spesso sottoposti a densitometria ossea, anche in assenza di altri fattori di rischio. Negli uomini l'osteoporosi tende a svilupparsi più tardi rispetto alle donne
  • Presenza di fattori di rischio: la densitometria ossea è indicata in presenza di vari fattori di rischio che possono contribuire alla riduzione della densità ossea. In particolare: storia familiare di osteoporosi o fratture ossee, un basso peso corporeo, fumo o abuso di alcol, malattie croniche come l'artrite reumatoide, uso prolungato di farmaci come corticosteroidi, antiepilettici o anticoagulanti
  • Fratture ossee inaspettate: se una persona subisce una frattura ossea inaspettata o a bassa energia (ad esempio, una frattura che si verifica a seguito di una caduta da un'altezza minima), può essere indicato eseguire una densitometria ossea per valutare se è presente osteoporosi o una ridotta densità ossea che potrebbe predisporre ad altre fratture
  • Monitoraggio della terapia: per le persone che hanno già una diagnosi di osteoporosi la densitometria ossea è utile per monitorare l'efficacia del trattamento. Ad esempio, se un paziente sta assumendo farmaci per aumentare la densità ossea, il medico può richiedere periodicamente questo esame per valutare i progressi e decidere se modificare il trattamento
  • Sospetto di malattie metaboliche ossee: la densitometria ossea può essere utilizzata anche per diagnosticare malattie metaboliche delle ossa, come l'osteomalacia o la malattia di paget, che comporta un rimodellamento anomalo dell'osso
  • Condizioni di malnutrizione o anoressia: le persone affette da malnutrizione o disturbi alimentari come l’anoressia nervosa sono a rischio di ridotta densità ossea. In questi casi, la densitometria ossea può essere utile per valutare l'entità della perdita ossea e pianificare interventi nutrizionali o terapeutici appropriati.
  1. Come interpretare una DEXA?

Interpretare i risultati di una DEXA (Dual-Energy X-ray Absorptiometry) è fondamentale per diagnosticare condizioni come l'osteoporosi e valutare il rischio di fratture. I risultati della DEXA sono espressi principalmente in termini di T-score e Z-score, due parametri che aiutano a confrontare la densità minerale ossea di un paziente con i valori di riferimento.

 

Il T-score è un valore che confronta la densità ossea del paziente con quella di un giovane adulto sano dello stesso sesso. Questo parametro è il più utilizzato per diagnosticare l'osteoporosi e per valutare il rischio di fratture. Nello specifico i valori di T-score vengono così interpretati:

  • T-score ≥ -1: densità ossea normale. Un punteggio di -1 o superiore indica che la densità ossea è considerata normale
  • T-score tra -1 e -2,5: osteopenia. Questo intervallo indica una densità ossea inferiore alla norma, ma non ancora abbastanza bassa da essere classificata come osteoporosi. Bisogna comunque tener presente che l'osteopenia rappresenta una condizione di rischio per lo sviluppo futuro di osteoporosi
  • T-score ≤ -2,5: osteoporosi. Un T-score di -2,5 o inferiore indica osteoporosi, una condizione caratterizzata da una densità ossea significativamente ridotta e un rischio maggiore di fratture.

Il T-score è particolarmente utile per predire il rischio di fratture, soprattutto nell'anca e nella colonna vertebrale, che sono aree comunemente valutate durante la DEXA.

 

Nei pazienti con un’età inferiore ai 50 anni invece si utilizza solitamente lo Z-score. Questo indice confronta la densità ossea del paziente con quella di persone dello stesso sesso, età e dimensioni corporee. Nello specifico i valori di Z-score vengono così interpretati:

  • Z-score > -2,0: nella norma. Un Z-score superiore a -2,0 è considerato normale, indicando che la densità ossea è in linea con quella attesa per l'età del paziente
  • Z-score ≤ -2,0: bassa densità ossea rispetto all’età. Un Z-score inferiore o uguale a -2,0 suggerisce che la densità ossea è inferiore a quella tipica per persone della stessa età.

 

L'interpretazione di una DEXA non si basa solo su numeri, perché è essenziale considerare i risultati nel contesto clinico del paziente. Ad esempio, un T-score di -2,4 (quasi osteoporosi) in una donna anziana con altri fattori di rischio (come una storia familiare di osteoporosi, fumo o una frattura precedente) può giustificare un intervento preventivo, anche se tecnicamente non rientra nella categoria di osteoporosi.

Dott. Giorgio Sciarra

Dott. Giorgio Sciarra

Opera presso il Policlinico Umberto I di Roma, dove si sta specializzando in Reumatologia, dopo essersi laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università La Sapienza di Roma con il massimo dei voti. E’ esperto di divulgazione scientifica sui temi della salute, del benessere e dell’alimentazione.

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