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Sport e ambiente: ne parliamo con Alberto Mereghetti
Oggi nel nostro blog ci addentriamo nel mondo dello sport, grazie alle parole di uno sportivo d’eccezione come ALBERTO MEREGHETTI, che possiamo definire un triatleta e ultrarunner per la sua partecipazione a maratone, Ironman e competizioni Triathlon, talvolta intraprese in condizioni estreme come nel deserto. Da qualche tempo è impegnato anche in campagne di sensibilizzazione per l’ambiente. Ci svelerà qualche segreto per allenarsi al meglio, lavorando sui propri limiti e vivere lo sport con un occhio rivolto alla salute dell’ambiente.
Lei ha abbracciato con lo sport cause legate all’ecologia, partecipando a maratone contro la plastica. Come pensa che lo sport possa sostenere queste attività?
La scorsa estate ho ideato quella che ho chiamato Plasticless Marathon, una maratona nell’isola di Rodi, in Grecia, in cui mi sono impegnato a raccogliere un rifiuto plastico dalla strada per ogni km percorso. Ho scelto la Grecia in quanto culla e patria della maratona e una delle nazioni affacciate sul Mediterraneo, che secondo alcuni studi risulta purtroppo in proporzione più inquinato dai rifiuti plastici, rispetto ai ben più vasti oceani. Ho poi invitato più persone possibile attraverso i social, i giornali e le radio a fare lo stesso, ognuno per la quantità di km scelti, in qualsiasi posto nel mondo.
Quel giorno ho raccolto 42 rifiuti, ma nei successivi giorni di permanenza sull'isola di Rodi ne ho raccolti un totale di 630, l'equivalente di una maratona al giorno. Certo sono numeri simbolici, ma spero di aver dato il buon esempio. Se si imitano le cattive abitudini, sono convinto che si possa fare anche con quelle buone.
Lei che da ultrarunner ha raggiunto traguardi importanti cosa consiglierebbe a chi vuole iniziare o intensificare la corsa (o nello sport in generale) spingendosi oltre quelli che considera i propri limiti?
La cosa fondamentale per chi inizia è dare tempo al corpo di adattarsi ai nuovi sforzi. Muscolatura, articolazioni, tendini, necessitano di tempo per funzionare al meglio e non danneggiarsi durante la corsa.
Superata questa prima fase, che può variare nella durata da fisico a fisico, sarebbe buona cosa iniziare a concentrarsi sulla postura corretta. Il tipo di scarpa adatta al proprio stile è sicuramente importante, ma lo è ancora di più utilizzare la naturale biomeccanica del piede e delle gambe. Atterrando con il tallone, oltre a frenare, si sottopongono le articolazioni a traumi innaturali. Accorciando la falcata ed atterrando di avampiede, ammortizzeremo invece in modo naturale ad ogni passo.
È così che ho corso diverse ultra maratone senza mai infortunarmi.
In che percentuale una maratona dipende dalla mente e in che percentuale dal corpo?
Io credo che nello sport di endurance in generale, la mente conti per l'80%. Noi siamo il nostro cervello, il corpo è solamente l'automobile che stiamo guidando, e come tale va alimentata bene. Un'automobile diesel come potrebbe funzionare a benzina?
L'alimentazione è fondamentale quanto l'allenamento fisico, quello mentale ed il riposo. Se non diamo modo ai tessuti di riposare e ripararsi, il rischio è quello di incappare in infortuni che vanificano tutti gli sforzi fatti fino a quel momento.
Che rapporto ha uno sportivo come lei abituato a condizioni estreme con il mondo della farmacia?
Sicuramente in un ambiente come la farmacia si possono ricevere consigli utili da professionisti esperti proprio su come integrare l'alimentazione, ad esempio. Quali prodotti usare per proteggersi dal sole nella stagione estiva, quali nella stagione invernale in cui la pelle tende a seccarsi, quali utili in caso di vesciche da sfregamento, molto comuni nei runner. Nelle gare estreme mi porto sempre nello zainetto dei cerotti particolari adatti a questo scopo. Si può avere un primo parere su eventuali dolori muscolari o articolari ed eventuali rimedi. Avere sempre a disposizione consigli e soluzioni pratiche è un grosso aiuto.
Qual è il momento più difficile di una gara?
Durante una gara ci possono essere diversi momenti difficili.
Nella maratona c'è il famoso "muro" del 30esimo km, ma in gare più lunghe ad un certo punto bisogna trasformare le difficoltà in normalità, è quello che viene chiamato resilienza: sapersi adattare alle condizioni difficili e superarle uscendone più forti. Il bello dello sport è proprio questo, si esce sempre più forti da una sfida. Questo vale nelle gare estreme, come per chi è all'inizio. Se si va per gradi e ci si allena, dopo una corsa ci si sente meglio.
Il difficile, a volte, è alzarsi dal divano e uscire, il resto viene da solo.
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